sabato 20 ottobre 2007

Avanti! Popolo birmano.




Tam Tam Tam, questa volta il tamburo della rivolta accompagna, scandisce i passi del popolo Birmano. Il 19 agosto sono iniziate, in Birmania, le manifestazioni di rivolta quando il governo ha aumentato il prezzo del carburante. I primi cortei sono stati portati avanti dalla Lega nazionale democratica e dalla Generazione studentesca dell'88. Successivamente, silenti, si sono aggiunti i monaci buddisti, che hanno iniziato la marcia di protesta contro la giunta militare al potere da 45 anni.
La polizia attacca il corteo dei coraggiosi monaci e di tutti coloro scesi in strada per sostenere la causa: non sono i colpi di manganelli e gas lacrimogeno a fermare le proteste. La giunta birmana taglia l'accesso a internet, per nascodere agli occhi del mondo quanto accade. Diversi settimanali birmani rispondono a questa provocazione, con la chiusura delle redazioni affinchè non vengano pubblicati articoli di propaganda.
Negozi chiusi, attività ferme da giorni in segno di protesta. I poliziotti sono spiegati a Rangoon, principale città della Birmania. Uffici chiusi, autobus fermi. Le strade che portano alla famosa pagoda d'oro di Shwedagon sono bloccate dal filo spinato, stesso scenario per le vie che portano alla pagoda di Sule, situata al centro della città.
Il mondo intero si stringe attorno al popolo Birmano con manifestazioni di pace, gare di solidarietà che circolano via etere, soprattutto: il mondo politico cerca d'intervenire, per arginare, fermare gli scontri.
Violenza, marcia, preghiera, i monaci e tutti coloro che si schierano al loro fianco continuano la lotta. Arrivano i primi bilanci delle vittime: suscita scalpore l'uccisione del cronista giapponese, caduto sotto i colpi sparati da un soldato antisommossa a Rangoon. Ancora, il mondo si chiede quante vittime servono, affinchè il loro sacrificio porti la pace.

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